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ANALISI E CONTROLLI: LA QUALITÀ DELL’ACQUA

I controlli sulla qualità dell’acqua svolti dai laboratori di Romagna Acque si basano su un’accurata scelta dei punti di controllo e delle frequenze di prelievo e mirano a verificare che l’acqua captata, trattata ed erogata dagli acquedotti non contenga sostanze o microrganismi pericolosi per la salute umana.

Tutta l’acqua distribuita viene approfonditamente controllata per garantirne la conformità ai rigorosi requisiti imposti dalla normativa nazionale attualmente in vigore, il D.M. 16 giugno 2017, che modifica gli allegati II e III del D. Lgs. 31/2001, relativo alla qualità delle acque destinate al consumo umano.

Il Servizio Controllo Qualità dell’Acqua è suddiviso nelle due sedi situate presso gli impianti di potabilizzazione di Capaccio (Santa Sofia) e Bassette (Ravenna).

Entrambe le sedi sono dotate di una vasta e moderna gamma di strumenti e programmi per la gestione dell’attività analitica. È qui che si svolge, principalmente, il controllo, sia dal punto di vista chimico-fisico sia microbiologico, della filiera di trattamento del processo di potabilizzazione e distribuzione in rete dell’acqua potabilizzata.

Per migliorare costantemente la propria performance e garantire la migliore qualità del dato possibile, inoltre, il Servizio Controllo Qualità dell’Acqua partecipa ai principali circuiti interlaboratorio nazionali e internazionali. I circuiti interlaboratorio sono uno strumento indispensabile per la valutazione esterna dell’affidabilità dei risultati analitici e per il miglioramento costante delle prestazioni di un laboratorio analisi. La partecipazione a programmi collaborativi, dove è prevista una riunione di discussione tecnica fra i partecipanti, consente infatti la valutazione delle prestazioni e agevola l’individuazione e la risoluzione di eventuali problemi di tipo analitico, oltre che il miglioramento continuo delle proprie prestazioni.

Per questo motivo il Servizio Controllo Qualità dell’Acqua di Romagna Acque ha promosso fin dal 2005 circuiti di interconfronto, dapprima con Hera S.p.A. e successivamente coinvolgendo anche ARPA, finalizzati all’allineamento sul piano tecnico analitico dei vari laboratori, avendo tutti come unico obiettivo la qualità dell’acqua all’utente finale.

A seguito della riorganizzazione aziendale avvenuta nel 2014, il ruolo del laboratorio in seno all’azienda è stato completamente rivisto: pur mantenendo l’importante funzione di controllo analitico a supporto degli impianti di trattamento e a conferma della qualità dell’acqua distribuita, ha assunto una maggiore indipendenza, a garanzia dell’imparzialità che una struttura di laboratorio deve possedere, oltre alla strategica funzione di curare gli aspetti legati alla ricerca scientifica.

Nello specifico, nel 2019 sono state finanziate altre due borse per dottorato di ricerca con l’Università di Bologna:
• “Distribuzione di cianobatteri e delle loro tossine in invasi di acqua dolce dell’Emilia-Romagna e valutazione dell’efficacia dei trattamenti di potabilizzazione”;
• “Bisfenolo A (BPA) nelle acque destinate al consumo umano: valutazione dell’efficacia di rimozione ed eventuali rischi per la salute umana”.

Queste borse di studio vanno ad aggiungersi a quella assegnata nel novembre 2017:

• “Analisi geochimiche su matrici ambientali degli invasi di Ridracoli e della Diga del Conca finalizzati alla valutazione della qualità ambientale e dei processi acqua-sedimento”.

L’approfondimento delle tematiche sopra elencate è di fondamentale importanza in quanto la rispondenza delle acque ai requisiti di legge è regolamentata dall’integrazione di una serie di misure che partono dalla protezione della qualità delle risorse idriche captate, passando per l’efficacia e la sicurezza dei sistemi di trattamento.

Allo stesso modo, durante l’anno sono proseguite le attività di controllo analitico dello stato trofico dell’invaso di Ridracoli e di identificazione, conteggio e quantificazione di cianobatteri e loro tossine nelle fonti di approvvigionamento all’impianto di potabilizzazione Bassette di Ravenna (fiume Lamone,
fiume Reno e Canale Emiliano-Romagnolo), come da convenzioni che la Società ha sottoscritto con la Fondazione Centro Ricerche Marine di Cesenatico.

Nel dicembre 2018 la Società ha inoltre siglato un contratto di durata biennale con la Facoltà di Scienze Ambientali (Università di Bologna, Campus di Ravenna) con l’intento di valutare la presenza di interferenti endocrini nelle acque ad uso potabile, pre e post trattamenti, e del potenziale rischio per la salute umana.

Il programma di ricerca si sviluppa attraverso due principali filoni analitici.

Analisi chimiche

Il laboratorio procederà all’analisi di alcune sostanze ritenute di prioritaria importanza, come da letteratura scientifica recente, riferendosi in particolare ai farmaci
e agli ormoni naturali: 17-α etinilestradiolo, β-estradiolo, estrone, diclofenac, ibuprofene, atenololo, caffeina e carbamazepina

Analisi biologiche

Le analisi mirano ad accertare la potenziale estrogenicità e/o genotossicità dell’acqua in uscita dai potabilizzatori.

Nel corso del 2018 è stato firmato anche un protocollo d’intesa fra Romagna Acque e l’IRST (Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori) per dare vita a uno studio denominato “IDRA – Incidence of cancer Disease in Romagna related to Aqua”: una ricerca sulla correlazione fra le risorse idropotabili e la pubblica sanità, con particolare interesse agli impatti di tipo oncologico.

Nel dicembre 2017, è stata avviata un’attività di ricerca in collaborazione con il Politecnico di Milano. In particolare, si è pensato di sviluppare e approfondire i le tematiche seguenti:
• ottimizzazione del dosaggio di ossidante nella fase di pre-ossidazione del potabilizzatore di Capaccio;
valutazione di un piano di monitoraggio per il controllo di processo della sezione di adsorbimento su carbone attivo nel potabilizzatore della Standiana (Ravenna) e la gestione delle rigenerazioni.

La convenzione, che terminerà a maggio 2020, ha sviluppato compiutamente il primo punto ed è in procinto di concludere anche la parte inerente la sezione di adsorbimento su carbone attivo nel potabilizzatore della Standiana.

LA QUALITÀ DELL’ACQUA DISTRIBUITA

L’ACQUA PRODOTTA E DISTRIBUITA DAGLI IMPIANTI DI POTABILIZZAZIONE DI ROMAGNA ACQUE PRESENTA CARATTERISTICHE ECCELLENTI E POTREBBE ESSERE CLASSIFICATA COME OLIGOMINERALE3 (CAPACCIO E STANDIANA) E MINERALE4 (BASSETTE).

LA QUALITÀ DELL’ACQUA IN DIRETTA

All’interno del sito di Romagna Acque è possibile visualizzare in tempo reale le ultime analisi chimiche e microbiologiche prodotte dal laboratorio in tutti i punti di consegna (punti in cui Romagna Acque “consegna” l’acqua ad Hera, il Gestore del Servizio Idrico) georeferenziati, presenti sul territorio romagnolo, nonché accedere allo storico di tutte le analisi eseguite sul medesimo punto di campionamento, a partire dal 2012 in poi.

I valori riportati sono ricavati come valore medio, minimo e massimo rilevati nel 2019 nei punti di prelievo più rappresentativi per qualità e quantità erogata per ogni provincia.

I CONTROLLI ANALITICI SU FIBRE DI AMIANTO E INQUINANTI EMERGENTI

Le condotte della rete idrica di Romagna Acque si sviluppano all’interno del territorio romagnolo per ben 604 km e sono costituite da materiali diversi.
La differenziazione dei materiali impiegati è da ricercarsi nel periodo storico in cui sono state posate ma anche nei valori di portata d’acqua e di pressione a cui sono sottoposte. La tabella seguente ne indica percentualmente la diversa composizione.

Nel 1992 la legge ha vietato la produzione e la commercializzazione dei tubi in fibro-cemento a seguito delle problematiche connesse all’inalazione delle fibre di amianto.
Diversa la situazione normativa per quanto concerne le acque: le Direttive Europee 88/778/CEE e 98/83/CE non hanno introdotto alcun valore guida per le fibre di amianto nelle acque destinate al consumo umano e, in coerenza con tali linee guida, il D. Lgs. 31/2001 non ha indicato l’amianto quale parametro da controllare e non ne fissa i limiti.

L’unico riferimento mondiale sono le indicazioni dell’USEPA (United States Environmental Protection Agency), che fissa in 7 milioni di fibre per litro di acqua la concentrazione massima ammissibile di fibre di amianto nell’acqua destinata al consumo umano.

Con propria nota prot. n. 15414 del 25/05/2015, l’Istituto Superiore di Sanità ha messo a disposizione degli organi di controllo e dei gestori del Servizio Idrico Integrato la metodica di analisi per la determinazione della concentrazione di fibre di amianto nelle acque potabili con la tecnica della microscopia elettronica a scansione (SEM), ma soprattutto ha fornito la propria posizione in merito ai requisiti di idoneità dell’acqua potabile rispetto alla presenza di amianto:
il valore di riferimento attualmente considerato a livello internazionale è stato stabilito in sede USEPA in 7 milioni fibre/l;
non sussiste ad oggi obbligo di monitoraggio della concentrazione di fibre di amianto nell’acqua potabile, fatte salve specifiche prescrizioni stabilite dalla ASL competente in base all’art. 8 del D.Lgs. 31 /2001 e s.m.i., come parametro di ricerca supplementare in seguito a una valutazione del rischio.

Romagna Acque, tuttavia, a miglior garanzia, monitora costantemente la qualità dell’acqua distribuita tenendo sotto controllo l’indice di aggressività, il pH e l’alcalinità e determinando periodicamente il numero di fibre di amianto nei punti più significativi della rete di distribuzione.

I RISULTATI FINORA RACCOLTI HANNO SEMPRE INDICATO UN NUMERO DI FIBRE INFERIORE AL LIMITE DI RILEVABILITÀ STRUMENTALE (< 367 FIBRE/L).

Si desidera inoltre sottolineare che, in osservanza alla Circolare del Ministero della Sanità n. 42 del 01/07/1986, Romagna Acque mantiene costantemente nell’acqua distribuita in rete un indice di aggressività superiore a 12 in modo da garantire la formazione di un film di carbonato di calcio sulle condutture a salvaguardia delle stesse e limitando così il rischio di cessione di fibre di amianto dalle condotte in cemento-amianto (Indice di aggressività = pH+Log(A x H); dove A = Alcalinità totale (mg/l di CaCO3) e H = Durezza Calcica (mg/l di CaCO3)).
Secondo lo studio “Contaminazione da fibre di amianto nelle acque potabili in Toscana” di Fornaciai, Cherubini e Mantelli, infatti: “Si ritiene che, qualora il tubo si mantenga integro, non esista un rischio reale di cessione di fibre di amianto all’acqua condottata, specialmente in quei casi in cui si forma uno strato protettivo di carbonato di calcio sulla sua superficie interna”.

Infine, le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la qualità dell’acqua potabile del 2001, e il loro aggiornamento del 2003, recitano rispettivamente:
Non esiste dunque alcuna prova seria che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute; non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su delle considerazioni di natura sanitaria per la presenza di questa sostanza nell’acqua potabile”.
“Anche se l’amianto è un noto agente cancerogeno per inalazione degli esseri umani, gli studi epidemiologici a disposizione non supportano l’ipotesi che vi sia un aumento del rischio di cancro associato con l’ingestione di amianto in acqua potabile. Inoltre, negli studi su animali con somministrazione di amianto nell’alimentazione, non vi sono evidenze di un’aumentata incidenza di tumori del tratto gastrointestinale. Non vi sono quindi prove evidenti che
l’amianto ingerito sia pericoloso per la salute e si conclude che non vi sia alcuna necessità di stabilire linee guida per l’amianto in acqua potabile”.
Negli ultimi anni, tra gli addetti alla gestione del ciclo idrico integrato (approvvigionamento, distribuzione, depurazione delle acque reflue) si è iniziata a focalizzare l’attenzione sulla presenza di contaminanti definiti “emergenti”, riscontrati sia nelle acque destinate al consumo umano, sia nelle acque di origine superficiale che sulle reflue. La provenienza di questi contaminanti è piuttosto varia. Il termine emergenti significa che sono composti sui quali si stanno approfondendo controlli e studi.
Sono sostanze che possono derivare dall’uso di prodotti per l’igiene personale, dall’uso di farmaci e dal consumo di droghe d’abuso. Queste sostanze richiedono un’attenzione particolare perché sono in grado di alterare la funzionalità del sistema endocrino.
Da qui l’impegno profuso da Romagna Acque nell’investire in ricerca ed assicurare il massimo controllo sull’acqua distribuita.

IL MONITORAGGIO DEGLI ANTIPARASSITAR

L’utilizzo di acqua superficiale quale principale fonte di approvvigionamento per la produzione di acqua potabile comporta necessariamente il dover fare i conti con la possibilità di rilevare residui di antiparassitari, soprattutto in alcuni periodi dell’anno in cui il trattamento delle colture agricole richiede l’impiego di prodotti fitosanitari. Per questo motivo i laboratori di Romagna Acque hanno adottato un rigoroso programma di monitoraggio volto a controllarne la presenza: in ogni campione di acqua, infatti, si ricercano ben 374 principi attivi.

NEL 2019 SONO STATI ESEGUITI COMPLESSIVAMENTE 339 CAMPIONI PER UN TOTALE DI QUASI 127.000 PRINCIPI ATTIVI ANALIZZATI.

Tra gli erbicidi maggiormente impiegati, il glifosato è sicuramente quello più famoso per l’ampio spazio che buona parte della stampa, riviste scientifiche e non, gli ha dedicato.
Nonostante a maggio 2016 una riunione congiunta di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della FAO sui residui di pesticidi (JMPR) abbia concluso che “è improbabile che il glifosato comporti un rischio cancerogeno per gli uomini come conseguenza della esposizione attraverso la dieta”, i laboratori di Romagna Acque hanno volutamente inserito il controllo del glifosato sulla quasi totalità dei campioni riscontrando sempre, in uscita dagli impianti di potabilizzazione, risultati inferiori a <0,010 µg/L, cioè inferiori al limite di rilevabilità strumentale, a conferma della buona qualità dell’acqua distribuita.

IL MONITORAGGIO DEI METALLI

Tra le sostanze che si trovano disciolte nell’acqua e che sono naturalmente presenti nel terreno con cui l’acqua viene a contatto, ci sono i metalli. Alcuni di loro, con peso atomico superiore a 55, sono chiamati “metalli pesanti” e la loro presenza in termini di apporti naturali può derivare dalla disgregazione del materiale originario del suolo (rocce), mentre gli apporti antropici sono principalmente legati all’uso di fertilizzanti chimici, o derivanti dal fall out atmosferico dovuto a vari fonti (emissioni auto, emissioni industriali).
Anche in questo caso i laboratori di Romagna Acque hanno voluto scongiurare il superamento dei limiti normativi previsti dal D. Lgs. 31/2001.

NEL 2019 L’ANALISI RELATIVA ALLA PRESENZA DI METALLI HA INTERESSATO 3.353 CAMPIONI.

IL CONTROLLO DELLO STATO TROFICO

Un’efficace tutela dell’ambiente e in particolare delle risorse idriche è tra i principali obiettivi che Romagna Acque intende perseguire e difendere nel tempo. Per questo motivo la Società ha affidato il controllo dello stato trofico dell’invaso di Ridracoli al Centro Ricerche Marine di Cesenatico, laboratorio nazionale di riferimento per le biotossine marine della Comunità Europea.
Il mantenimento delle ottime caratteristiche qualitative dell’acqua di Ridracoli, molto più simili a un’acqua minerale che non a un’acqua superficiale, da 32 anni a questa parte ne è la conferma.

AD OGGI SONO STATI ESEGUITI OLTRE 9.200 CAMPIONI SU CUI SONO STATE CONDOTTE OLTRE 57.800 DETERMINAZIONI CHIMICO-FISICHE QUALI TRASPARENZA, OSSIGENO DISCIOLTO, TEMPERATURA, PH E CONDUCIBILITÀ.

Questi controlli sono poi stati estesi anche alle fonti di approvvigionamento dell’impianto di potabilizzazione di Ravenna Bassette, ovvero alle acque provenienti dal fiume Lamone, dal fiume Reno e dal Canale Emiliano-Romagnolo

IL MONITORAGGIO DELLE MICROCISTINE

L’eutrofizzazione delle acque, correlabile direttamente o indirettamente ai cambiamenti climatici sullo stato del corpo idrico e sullo sviluppo delle popolazioni
fitoplanctoniche, in qualche modo ha favorito lo sviluppo e la proliferazione di organismi fotosintetici ubiquitari: i cianobatteri o alghe verdi-azzurre.
Molte specie di cianobatteri, colonizzatori degli ecosistemi acquatici, producono come metaboliti secondari una grande varietà di tossine (cianotossine) potenzialmente pericolose per la salute.
Per scongiurarne la presenza, i laboratori del Centro Ricerche Marine di Cesenatico svolgono analisi specifiche.

NEL 2019, LA RICERCA DI MICROCISTINE E RELATIVI CONGENERI SU BEN 282 CAMPIONI NE HA CONFERMATO L’ASSENZA.

L’ACCREDITAMENTO MULTISITO DEI LABORATORI DI ROMAGNA ACQUE

I laboratori di Romagna Acque sono certificati in conformità alle norme UNI EN ISO 9001:2008 già da diversi anni. Tuttavia è la norma internazionale ISO/IEC 17025 che definisce i requisiti che un laboratorio deve soddisfare per dimostrare la competenza tecnica del suo personale e la disponibilità di tutte le risorse tecniche, tali da garantire dati e risultati accurati e affidabili.

I LABORATORI DI ROMAGNA ACQUE, CHE COSTITUISCONO UN LABORATORIO MULTISITO ACCREDITATO ACCREDIA, HANNO ACQUISITO IL CERTIFICATO DI ACCREDITAMENTO N. 1673 IN CONFORMITÀ ALLA NORMA UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2005.

L’accreditamento ACCREDIA garantisce l’utilizzo di metodologie operative e quindi la competenza dei laboratori nell’attività analitica; attesta il livello di qualità del lavoro di un laboratorio, verificando la conformità del suo sistema di gestione e delle sue competenze a requisiti normativi internazionalmente riconosciuti, nonché alle prescrizioni legislative obbligatorie.