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LE ATTIVITÀ DI RICERCA: L’IMPORTANZA PER ROMAGNA ACQUE

LA RICERCA È IL MOTORE DEL PROGRESSO E DELLO SVILUPPO DEL SINGOLO E DELLA SOCIETÀ IN GENERALE.

Istruzione e formazione da un lato, ricerca e sviluppo dall’altro sono i fattori che permettono di guardare al futuro, alimentando la crescita.
La ricerca è quindi un investimento importante, dal punto di vista sia culturale che economico.
È infatti un lavoro impegnativo e faticoso, non solo in senso intellettuale, e non interessa solo gli addetti ai lavori ma rappresenta un fondamento della nostra società, anche a livello di quotidiana utilità.

CONTRIBUIRE ALLO SVILUPPO DELLA RICERCA VUOL DIRE GUARDARE AL FUTURO E PARTECIPARE ALLA SUA COSTRUZIONE CONCRETAMENTE.

Per questi motivi Romagna Acque ha finanziato dottorati di ricerca e ha siglato convenzioni con alcune prestigiose Università italiane.

Analisi geochimiche su matrici ambientali degli invasi di Ridracoli e della Diga del Conca finalizzati alla valutazione della qualità ambientale e dei processi acqua-sedimento

Il progetto si incentra sull’elaborazione di analisi geochimiche di diverse matrici e di dati morfologici provenienti dai siti del lago di Ridracoli e del bacino del Conca gestiti da Romagna Acque. L’attività di ricerca è iniziata l’1 novembre 2017 e si concluderà il 31 ottobre 2020, con la stesura di una tesi di dottorato che verrà valutata da una commissione internazionale e comprenderà tutte le attività svolte durante questi tre anni, con l’aggiunta dei dati dei campionamenti svolti nel 2015 e 2016 acquisiti e messi a disposizione dalla convenzione di ricerca tra BiGeA-UNIBO, ISMAR-CNR e Romagna Acque. Oltre alla caratterizzazione delle acque, dei sedimenti e dei suoli provenienti dalle aree di interesse, sono state svolte alcune analisi con lo scopo di individuare la mobilità degli elementi e la pericolosità ambientale, per accrescere la conoscenza di questi ambienti e fornire le basi e un database approfondito per futuri interventi. Con i dati provenienti dalle batimetrie effettuate nel corso degli anni si vuole invece indagare da un punto di vista quantitativo la morfologia e l’evoluzione nel tempo del sedimento nell’ambiente di interesse.

 

 

Distribuzione di cianobatteri e delle loro tossine in invasi di acqua dolce dell’Emilia-Romagna e valutazione dell’efficacia dei trattamenti di potabilizzazione

Nel secondo semestre del 2018 è stata portata avanti, con il prezioso contributo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali (Corso di Laurea Magistrale in Biologia marina, Campus di Ravenna) uno studio inerente le “Proliferazioni di cianobatteri in acque destinate ad uso umano”. Il progetto, che ha raccolto l’interesse anche di altri importanti gestori del Servizio Idrico Integrato all’interno del territorio nazionale, ha meritato un ulteriore approfondimento attraverso un dottorato di ricerca ad hoc in quanto la diffusione di queste alghe, legata anche ai fenomeni di riscaldamento globale, potrebbe seriamente compromettere la qualità delle acque destinate al consumo umano.

I principali obiettivi del dottorato di ricerca possono così riassumersi:
a) procedure preliminari per lo studio di cianobatteri potenzialmente dannosi;
b) organizzazione e svolgimento di processi di “intercalibrazione” per l’analisi di “clorofilla a”;
c) valutazione dell’efficacia di trattamenti per la rimozione delle tossine prodotte dai cianobatteri dalle acque potabili.

 

 

Bisfenolo A (BPA) nelle acque destinate al consumo umano: valutazione dell’efficacia di rimozione ed eventuali rischi per la salute umana

Da qualche anno a questa parte, si è stabilita tra Romagna Acque e il Laboratorio di Fisiologia Animale e Ambientale del Dipartimento BiGeA (Università di Bologna, UOS del Campus di Ravenna) una collaborazione di ricerca relativa ad alcuni settori che interessano la salvaguardia ambientale. In particolare, la collaborazione riguarda lo studio di contaminanti emergenti, sostanze ad oggi non soggette a normative ambientali, nelle acque destinate al consumo umano. In considerazione del crescente interesse nazionale e internazionale per gli interferenti endocrini, la Società si è impegnata a promuovere la ricerca scientifica per la valutazione della qualità dell’acqua attraverso un dottorato di ricerca in Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Bologna, con uno studio incentrato sul bisfenolo A (BPA) nelle acque destinate al consumo umano.
Il BPA, uno dei principali additivi delle plastiche, è al centro del dibattito scientifico da diversi anni, poiché da un lato i laboratori scientifici ne indicano l’ampia diffusione e gli effetti avversi per la salute, d’altra parte l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ritiene sufficienti i dati epidemiologici ad oggi disponibili per esprimersi circa la tossicità di tale sostanza in maniera autoritaria.
Oltre al BPA, in linea con le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), lo studio valuterà anche le concentrazioni di nonilfenolo ed estradiolo nelle acque che vengono trattate dagli impianti di potabilizzazione della Società (Bassette, Standiana e Capaccio).

Il progetto di dottorato, per valutare le concentrazioni dei composti in esame, le variazioni stagionali e le eventuali variazioni di concentrazione lungo il percorso di trattamento, prevede:
1. due campagne di campionamento (luglio e settembre) delle acque in ingresso e in uscita dai potabilizzatori di Bassette (Ravenna) e di Capaccio (Forlì);
2. quattro campagne di campionamento (gennaio, febbraio, luglio e settembre) per le acque in ingresso, uscita e in alcuni punti intermedi all’interno del potabilizzatore della Standiana (Ravenna). Un campionamento è già stato effettuato il 21 gennaio 2020.

Il lavoro si sviluppa attraverso due principali filoni analitici:

analisi chimiche, attraverso l’uso di tecniche analitiche specifiche e sensibili, come la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa tandem (LC-MS/MS) allo scopo di valutare la presenza delle sostanze in esame, rilevando altresì la capacità di abbattimento da parte degli impianti di potabilizzazione;

analisi biologiche mirate ad accertare la potenziale estrogenicità e/o genotossicità dell’acqua in uscita dai tre potabilizzatori, tramite il test di estrogenicità E-screen e il test di mutagenicità dei micronuclei.

Il protocollo d’intesa sui costi ecosistemici

Il ruolo di chi, come Romagna Acque, ha il compito di produrre risorsa potabile, è delicato e strategico e un’efficace gestione preventiva richiede una diffusa consapevolezza delle problematiche e dei processi di condivisione per la definizione delle possibili soluzioni, che richiedono in ogni caso tempi lunghi.
Tutto ciò apre prospettive nuove anche per ciò che riguarda possibili future opportunità. In tale contesto, la Società ritiene fondamentale essere sempre in prima linea sia per quanto riguarda gli investimenti necessari all’adeguata gestione della risorsa, sia per quanto riguarda le innovazioni, la ricerca, la conoscenza delle soluzioni teoriche e pratiche emerse dal dibattito accademico e scientifico, giungendo in certi casi all’importante ambizione di proporre soluzioni d’avanguardia utili al proprio territorio.
Il territorio e l’ambiente sono sempre al centro dell’operato della Società, secondo un sottile equilibrio marcato dalla capacità di portarvi ricaduta economica e occupazionale e dalla valorizzazione del suo importante capitale naturale.
In questo contesto è sempre più attuale il tema dei “costi ecosistemici” e Romagna Acque è in prima fila anche in questa tematica, partendo da alcune domande di fondo.
Quali benefici, materiali e immateriali (ovvero culturali, estetici, sociali, ricreativi) godiamo oggi grazie all’acqua? Quali rischi di minore qualità e minore disponibilità di acqua si possono verificare a medio-breve termine, anche alla luce dei cambiamenti climatici e del depauperamento ambientale dei territori? Come possiamo prevenire e contrastare questi rischi attraverso la quantificazione dei costi ambientali dell’uso idrico e l’individuazione di sistemi di pagamento per recuperare tali costi?
Su queste complesse e affascinanti tematiche, Romagna Acque sta collaborando a un processo di ricerca condotto da un consorzio composto dall’Istituto di Management della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dall’Università Carlo Bo di Urbino e dal Centro Studi e Ricerche REF di Milano. Obiettivo di questo innovativo e sfidante studio è proprio l’avvio di processi con al centro lo scambio di servizi ecosistemici allo scopo di conservare il capitale naturale, aumentare la sicurezza del territorio, migliorarne il presidio e rendere sostenibile ogni attività umana.
Tutto questo ricercando, oltre al significato di valore ambientale, anche l’identificazione del valore ambientale della risorsa idrica a livello locale: un tema complesso per affrontare il quale occorre, oltre che attivare indagini scientifiche, confrontarsi con un ampio bacino di Stakeholders che spaziano dagli amministratori agli operatori economici, dagli esperti fino agli stessi cittadini.

 

Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali

Nel dicembre 2018 la Società ha siglato un contratto di durata biennale con la Facoltà di Scienze Ambientali (Università di Bologna, Campus di Ravenna) con l’intento di valutare la presenza di interferenti endocrini nelle acque ad uso potabile pre e post trattamenti e del potenziale rischio per la salute umana. Il programma di ricerca si sviluppa attraverso due principali filoni analitici:

analisi chimiche, relative ad alcune sostanze ritenute di prioritaria importanza, come da letteratura scientifica recente, con particolare riferimento ai farmaci e agli ormoni naturali: 17-α etinilestradiolo, β-estradiolo, estrone, diclofenac, ibuprofene, atenololo, caffeina e carbamazepina;

analisi biologiche, mirate ad accertare la potenziale estrogenicità e/o genotossicità dell’acqua in uscita dai potabilizzatori (Capaccio, Standiana e Bassette)

Gli interferenti endocrini, sostanze in grado di interferire con il controllo ormonale delle funzioni fisiologiche, fanno parte di una più ampia famiglia di contaminanti ambientali definiti “emergenti”, per i quali non sono ancora disponibili normative o linee guida condivise.
La difficoltà nel definire normative e limiti di legge sta nel fatto che i contaminanti emergenti agiscono a dosi molto basse, con effetti che dipendono dal tempo di esposizione e dalla finestra di esposizione lungo il ciclo vitale.
Sui campioni di acqua raccolti nel 2019 sono state svolte:

analisi chimiche per individuare i residui di 8 farmaci che destano preoccupazione per i loro effetti sulla salute come interferenti endocrini in 12 campioni, provenienti dai potabilizzatori, pre e post trattamento;

analisi biologiche per la valutazione della potenzialità estrogenica delle acque di interesse in 6 campioni in uscita dai potabilizzatori.
È stata aggiunta l’analisi di un campione in entrata per approfondire i risultati ottenuti.
Le analisi dell’eventuale presenza di sostanze con attività genotossica sui presenti campioni sono attualmente in corso, quindi i risultati non sono ancora disponibili.

 

Politecnico di Milano

L’emanazione del D.M. 14 giugno 2017 segna un passo fondamentale per rafforzare la qualità delle acque a tutela della salute umana, tenendo conto delle indicazioni già consolidate in sede di revisione della Direttiva 98/83/CE.
La nuova norma nazionale intende, infatti, superare i limiti del regime attuale di monitoraggio sulle acque distribuite, di tipo retrospettivo e basato sul controllo “al rubinetto” di un numero limitato di parametri, genericamente applicato a ogni sistema acquedottistico.
L’innovazione normativa prevede l’introduzione di un sistema integrato di prevenzione e controllo basato sull’analisi di rischio sito-specifica, estesa all’intera filiera idro-potabile. Una scelta in linea con i principi dei Water Safety Plans – WSP (Piani di Sicurezza dell’Acqua, PSA) proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, adottati in Italia come linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità-Ministero della Salute. Per questi motivi, nel dicembre 2017, è stata avviata un’attività di ricerca in collaborazione con il Politecnico di Milano. In particolare, si è pensato di sviluppare e approfondire le tematiche seguenti:
1 l’ottimizzazione del dosaggio di ossidante nella fase di pre-ossidazione del potabilizzatore di Capaccio;
2 la valutazione di un piano di monitoraggio per il controllo di processo della sezione di adsorbimento su carbone attivo nel potabilizzatore della Standiana (Ravenna) e la gestione delle rigenerazioni.

La convenzione, che terminerà a maggio 2020, ha sviluppato compiutamente il primo punto ed è in procinto di concludere anche la parte inerente la sezione di adsorbimento su carbone attivo nel potabilizzatore della Standiana.

 

Fondazione Centro Ricerche Marine di Cesenatico

Il monitoraggio dei laghi viene storicamente effettuato utilizzando indicatori fisici (profili di temperatura, pH, conducibilità) e chimici (concentrazione di ossigeno disciolto e delle principali sostanze inquinanti).
In particolare, i parametri che consentono di definire lo stato trofico, cioè il livello di trofia (quantità di nutrienti presenti) dell’ecosistema, sono l’azoto e il fosforo.
La principale causa della diminuzione del grado di qualità delle acque lacustri è infatti legata alla eutrofizzazione, cioè alla presenza di eccessive quantità di nutrienti che possono dar luogo a fioriture algali abnormi con conseguenze negative per l’intero ecosistema.
Per il controllo periodico del grado di eutrofizzazione di un lago si possono effettuare analisi della quantità di clorofilla nelle acque.

IL CONTROLLO DELLO STATO TROFICO È INDISPENSABILE PER VALUTARE LO STATO DI SALUTE DELL’INVASO DI RIDRACOLI IN MODO CORRETTO.

La salvaguardia di questo invaso, in particolare, è importante perché da esso dipende buona parte della riserva idropotabile della Romagna.

 

Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST)

Nel corso del 2018 è stato firmato un protocollo d’intesa fra Romagna Acque e l’IRST (Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori) per dare vita a uno studio denominato “IDRA – Incidence of cancer Disease in Romagna Related to Aqua”: una ricerca sulla correlazione fra le risorse idropotabili e la pubblica sanità, con particolare interesse agli impatti di tipo oncologico.
Lo studio, che si è dato un orizzonte temporale di tre anni, si pone l’obiettivo di valutare l’associazione tra la frequenza di malattie tumorali e la tipologia di acqua per uso umano presente in Romagna.
Si tratta di uno studio di correlazione ecologica che, in una prima fase, ha valutato il grado di associazione tra la distribuzione geografica a livello comunale (quindi su dati aggregati e non individuali) della frequenza di tumori dell’apparato gastrointestinale (stomaco, colon-retto, fegato) e della vescica e la concentrazione media di nitrati, come risulta dai controlli sulla qualità dell’acqua alle fonti di erogazione di Romagna Acque. L’ipotesi che l’esposizione ai nitrati sia un fattore di rischio per il cancro dell’apparato gastrointestinale è plausibile ed è confermata da dati sperimentali. L’evidenza epidemiologica di questa associazione, tuttavia, è ancora molto debole per via della concomitante presenza di tali sostanze anche negli insaccati.
La frequenza dei tumori gastrointestinali e della vescica in Romagna è stata analizzata utilizzando i dati di incidenza tumorale del Registro Tumori della Romagna (RTRo) nel periodo 1995-2014. Sono stati calcolati i rapporti standardizzati di incidenza per le sedi di neoplasia in studio. Questa analisi ha confermato la nota variabilità geografica sul territorio romagnolo del tumore dello stomaco.
A seguito dei dati analitici forniti dai laboratori di HERA e di Romagna Acque, grazie agli shape files degli acquedotti romagnoli e ai dati relativi ai volumi per gli anni 2009-2014 , è stato possibile calcolare il valore medio pesato per volume del parametro in studio per ciascun Comune.

 

Tecnopolo dell’Università di Rimini

A fine 2019 è stato avviato un nuovo rapporto con il Tecnopolo dell’Università di Rimini. L’obiettivo consiste nell’applicare la metodologia LCA – Life Cycle Assessment ( Valutazione del Ciclo di Vita), in grado di analizzare gli impatti ambientali diretti ed indiretti, sulla base di diversi indicatori e categorie d’impatto.
L’applicazione di questa metodologia avrà varie finalità.
In particolare, servirà a valutare le prestazioni ambientali ed energetiche nell’intero ciclo di vita relativamente al servizio idrico fornito nell’attuale scenario produttivo e potrà indirizzare le scelte strategiche aziendali nell’ottica di mantenere gli elevati standard attuali nell’erogazione del ser vizio, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e dell’energia grazie all’integrazione della variabile ambientale nel processo decisionale.

Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas, è da sempre impegnata nella promozione di buone pratiche, crescita infrastrutturale, innovazione, ricerca e sviluppo sostenibile, tenendo in considerazione i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Da qui, le politiche e le scelte messe in campo per la sostenibilità economica, sociale e ambientale, come per esempio l’impegno verso la decarbonizzazione, la mitigazione delle emissioni climalteranti, le iniziative di adattamento, il contrasto alla povertà e le azioni di inclusione sociale, il contributo allo sviluppo dell’economia circolare, la lotta agli sprechi e la salvaguardia delle risorse idriche.
Tra le associate alla Federazione vi è anche Romagna Acque.

LA SOCIETÁ OFFRE DA SEMPRE IL PROPRIO CONTRIBUTO ALLE MISURAZIONI DELLE PERFORMANCE PERIODICAMENTE SVOLTE DA UTILITALIA.

Partecipa così attivamente al lavoro della Federazione che mira a promuovere sempre di più la rendicontazione non finanziaria all’interno del suo sistema associativo, con l’obiettivo di offrire un quadro della responsabilità economica, ambientale e sociale del comparto e misurare il valore aggiunto prodotto.

ROMAGNA ACQUE È CONSAPEVOLE DELL’INFLUENZA CHE LA SUA ATTIVITÀ ESERCITA SULLO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE E SULLA DIFFUSIONE E DISTRIBUZIONE DEL BENESSERE NELLE COMUNITÀ IN CUI OPERA.

Ha sempre cercato quindi di sostenere il miglioramento dei territori in cui sono dislocati gli impianti di derivazione, trattamento e stoccaggio delle risorse idriche, collaborando con le istituzioni e le associazioni locali, ridistribuendo così alle comunità in cui opera una parte del valore aggiunto.
Questo rapporto virtuoso è nato e si è consolidato inizialmente soprattutto nelle aree prossime alla Diga di Ridracoli. Qui la Società si è attivata in molti modi per valorizzare il territorio, a partire dall’istituzione del “Fondo Ristoro Fattori Ambientali”, nel 1988, con il quale la Società (allora ancora Consorzio) destinava una parte delle entrate derivanti dalla vendita di acqua a interventi di valorizzazione e sviluppo sostenibile delle aree interessate (i comuni montani di Santa Sofia, Premilcuore e Bagno di Romagna). Tale accantonamento era sin dall’origine indirizzato allo sviluppo di programmi e iniziative di valorizzazione ambientale, crescita culturale ed equilibrato sviluppo economico e sociale, finalizzate a:
ripristino, bonifica, sistemazione ambientale e a verde in aree limitrofe alle opere di captazione e stoccaggio dell’Acquedotto della Romagna, salvaguardia e rinaturazione dei corsi d’acqua interessati dai prelievi idrici per l’Acquedotto;
• risanamento, ammodernamento e/o completamento degli afferenti i sistemi acquedottistici, fognari e depurativi di interesse locale;
tutela e miglioramento della viabilità, in particolare di quella interessata dal passaggio dei mezzi di servizio della Società stessa per l’attività manutentiva, ispettiva e di controllo degli impianti;
adesione a iniziative e programmi di valorizzazione ambientale, crescita culturale ed equilibrato sviluppo economico e sociale, per evitare la marginalizzazione e lo spopolamento delle aree interessate e contribuire ad abbattere negli anni recenti il digital divide.

L’importanza della funzione di questo fondo trova indirettamente conferma in numerosi provvedimenti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare6 e delle autorità preposte alla definizione della tariffa dell’acqua, secondo cui – pur non trovando ancora una concreta applicazione nella prassi – sarebbe opportuno inserire in tariffa una quota da destinare ai pagamenti ecosistemici.

CON L’INTRODUZIONE DEI PAGAMENTI ECOSISTEMICI, LA QUANTIFICAZIONE DELLA TARIFFA DELL’ACQUA SI BASA SUL PRINCIPIO DEL “CHI INQUINA PAGA, MA ANCHE DEL CHI UTILIZZA PAGA”.

Si intende quindi l’applicazione di un’adeguata politica dei prezzi che tenga conto della copertura dei costi sia di fornitura della risorsa, sia di mantenimento dell’ambiente da cui è prelevata, c.d. costo ambientale7 . In questo modo, si avrebbero congiuntamente una maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale, e un utilizzo più efficiente della risorsa, con contestuale riduzione della pressione sulla natura.

Con l’applicazione del “pagamento ecosistemico ante-litteram”, Romagna Acque ha anticipato le disposizioni normative attualmente in discussione per pervenire a una copertura dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e incentivare così la sostenibilità della propria attività. La Società, inoltre, ha cercato modi e collaborazioni per valorizzare sempre più il potenziale di turismo ambientale dell’area della Diga di Ridracoli, divenuta nel tempo sempre più attrattiva e visitata da turisti di ogni generazione e provenienza, a cominciare dalle scuole.
Lo stesso tipo di rapporto con i territori di pertinenza si sta sviluppando, in anni recenti, anche nelle altre aree della Romagna dove sono presenti gli altri principali impianti di produzione, coinvolgendo le scuole in visite nei vari impianti, promuovendo o aderendo a iniziative varie, pensando a una futura funzione didattica anche per poli come la Diga del Conca e l’impianto di potabilizzazione della Standiana a Ravenna.

6 Decreto 152/2006, Decreto 39/2015.
7 Per costo ambientale si intende qualsiasi spesa generata da interventi di ripristino, contenimento o riduzione di danni all’ambiente, all’ecosistema e ad altri utilizzatori, derivanti dall’utilizzo della risorsa.