LA RETE ADDUTTRICE PRINCIPALE

L’acqua proveniente dall’impianto di potabilizzazione di Capaccio viene trasferita fino alle vasche di carico di Monte Casale di Bertinoro (190 m sopra il livello del mare) attraverso la cosiddetta “condotta principale” lungo la quale sono state realizzate tre spillature per la consegna della risorsa idrica ai comuni di Santa Sofia, Cusercoli e Meldola. Dalla cerniera idraulica di Monte Casale si sviluppano i due rami principali dell’acquedotto, le cui condotte formano due ampi anelli, uno in direzione nord-ovest e uno in direzione sud-est.

Le reti sono collegate fra loro attraverso diversi impianti di interconnessione.

397 KM IN ESERCIZIO, PIÙ CIRCA 207 KM DI CONDOTTE A SERVIZIO DELLE FONTI LOCALI: LA RETE ADDUTTRICE DELL’ACQUEDOTTO DELLA ROMAGNA SI SVILUPPA PER UNA LUNGHEZZA COMPLESSIVA DI CIRCA 604 KM ALL’INTERNO DEL TERRITORIO ROMAGNOLO.

Il tracciato della rete è stato scelto in modo tale da effettuare il più breve percorso possibile fra punto di partenza e punto di arrivo con l’obiettivo, ove possibile, di alimentare le utenze terminali per gravità.

Le vasche di carico di Monte Casale garantiscono un apporto costante alla rete di adduzione e costituiscono un necessario accumulo per assorbire le variazioni giornaliere nei consumi di acqua. Il serbatoio di Monte Casale è costituito da quattro vasche contigue, ma strutturalmente e idraulicamente indipendenti.

LA CAPIENZA TOTALE DEI SERBATOI RAGGIUNGE I 60.000 M3.

L’opera, realizzata interamente in calcestruzzo armato, è stata interrata nella collina per limitare l’impatto visivo, sottraendo l’intero impianto alla vista panoramica della collina di Bertinoro.

Il complesso è dotato di impianto di disinfezione a biossido di cloro delle acque in uscita dalle vasche di carico ed è collegato al serbatoio di Forlimpopoli tramite due condotte di diametro pari a 1.000 mm e 800 mm; tale serbatoio è a sua volta collegato con Montaspro da un’ulteriore condotta di diametro pari a 600 mm.

Presso Monte Casale è presente una centralina idroelettrica, realizzata nel 2000 dalla Società allo scopo di sfruttare il contenuto energetico residuo dell’acqua per la produzione di energia idroelettrica, anziché dissiparlo tramite valvole regolatrici come avveniva in precedenza.

LA CENTRALE PERMETTE DI PRODURRE FINO A UN MASSIMO DI 8 GWH ALL’ANNO DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI.

La rete di adduzione dell’acquedotto della Romagna è sorta utilizzando tubazioni in acciaio (zone collinari e pedemontane) e in ghisa (zone costiere), il cui diametro varia da un minimo di 100 mm a un massimo di 1.400 mm.

Le cabine di derivazione sono manufatti che ospitano le apparecchiature per la consegna dell’acqua alle aziende clienti.

La tipologia ordinaria del manufatto prevede la costruzione su due livelli: al piano di campagna sono installati i quadri elettrici ed elettronici per il comando manuale e automatico di tutte le valvole e il collegamento al centro operativo di Capaccio; al piano inferiore sono invece collocate le apparecchiature idrauliche.

Nel corso del 2013, con la collaborazione di Hera S.p.A., è stata allacciata all’acquedotto della Romagna l’utenza di Montepetra per migliorare il servizio in termini qualitativi e quantitativi alla città di Sarsina.

Nei siti con maggior carico idraulico disponibile, negli anni 2015, 2016 e 2017 sono state realizzate 7 centraline idroelettriche per produrre energia idroelettrica, sfruttando il contenuto energetico residuo dell’acqua.

LE CENTRALINE PERMETTONO DI PRODURRE FINO A UN MASSIMO DI CIRCA 1,8 GWH ALL’ANNO.

Gli impianti di disinfezione a biossido di cloro sono localizzati presso gli impianti di trattamento e potabilizzazione e lungo le reti adduttrici.

GARANTISCONO LA DISINFEZIONE DELL’ACQUA E IL SUO REINTEGRO NEI TRATTI IN CUI I TEMPI DI PERMANENZA IN CONDOTTA SONO LUNGHI.

Sono stati realizzati, inoltre, impianti di dosaggio di ipoclorito di sodio presso i punti di consegna di Castrocaro, Torriana, Bivio Montegelli, Masrola, Santa Sofia, Pinarella e Granarolo; quest’ultimo ha permesso di sospendere il dosaggio di biossido di cloro a Faenza per limitare la presenza di ione clorito nei limiti concordati con il cliente Hera S.p.A., dare margine a tale Società per un ultimo dosaggio di biossido di cloro e mantenere lo ione clorito entro i limiti di legge imposti dal Decreto 31.

I serbatoi sono localizzati presso i punti di consegna della risorsa idrica e, grazie alla loro capacità di accumulo, permettono di rispondere adeguatamente alle variazioni istantanee delle richieste d’acqua delle utenze.

I serbatoi sono di due tipologie: seminterrati, realizzati inserendo nel terreno la struttura in calcestruzzo armato e lasciando visibile all’esterno solo l’accesso, e pensili, costituiti da uno stelo che sostiene una vasca di forma tronco-conica rovesciata posta ad altezza variabile da 40 a 55 metri dal piano di campagna.

LUNGO LA RETE GESTITA DALLA SOCIETÀ SONO PRESENTI CIRCA 97 SERBATOI DI ACCUMULO DELL’ACQUA POTABILIZZATA

Lungo la rete adduttrice sono installate valvole a farfalla di intercettazione, per sezionare la linea in caso di emergenza, e valvole di scarico–sfiato, per garantire un agevole svuotamento e riempimento delle condotte.

Tali apparecchiature sono contenute prevalentemente in pozzetti dislocati in zone di agevole accesso, per renderne più semplice la manutenzione e la manovra

Oltre agli impianti stabili, in passato sono stati realizzati due potabilizzatori di emergenza collegati al Canale Emiliano-Romagnolo e, nel 2011, un impianto di potabilizzazione fisso nei pressi di Forlimpopoli, utilizzato nel corso della proclamata emergenza idrica del 2017.

A supporto delle fonti tradizionali, è installato inoltre un sistema di prelievo diretto dal Bidente (bypass alla galleria di derivazione) che può essere attivato in caso di emergenze e disfunzioni tecniche della galleria di derivazione.

Quando le condizioni di portata del fiume lo consentono (rispetto del deflusso minimo vitale imposto), questo impianto preleva direttamente dal Bidente, pompando all’impianto di potabilizzazione di Capaccio quantitativi di acqua greggia fino a un massimo di 190 l/s.

Tale risorsa viene miscelata con acqua di Ridracoli prima della potabilizzazione.

IL VOLUME DEL PRELIEVO DAL BIDENTE NEL CORSO DEL 2022 È STATO DI 2.714.794 M<sup>3</sup>.

TELECOMANDO E TELECONTROLLO

IN ROMAGNA ACQUE LA QUALITÀ DEL PRODOTTO SI ASSOCIA ALLA QUALITÀ DEL SERVIZIO FORNITO.

Fanno parte della qualità del servizio la sicurezza di funzionamento dell’impianto complessivo e la tempestività degli interventi quando si determinano avarie, avendo sempre come obiettivo ultimo ed esclusivo quello di garantire e tutelare il cliente diretto.

PER ASSICURARE GLI STANDARD DI QUALITÀ DEL SERVIZIO, ROMAGNA ACQUE DISPONE DI UNA RETE DI TELECOMUNICAZIONE DI 371 KM IN FIBRA OTTICA

Concepita primariamente per le operazioni di telecontrollo e telecomando della rete idrica, questa rete in fibra ottica, basata su tecno logia Gigabit Ethernet con protocollo IP, connette il centro operativo di Capaccio con tutti i nodi rilevanti dell’Acquedotto della Romagna, seguendo capillarmente le condotte di adduzione dell’acqua fino ai punti di consegna.

In parallelo alla rete in fibra sono attivi sistemi basati su ponti radio e collegamenti in GPRS, dedicati agli impianti non raggiunti dalla rete via cavo e volti ad assicurare la comunicazione anche in caso di emergenza.

LA SALA CONTROLLO PRESSO IL CENTRO OPERATIVO È PRESIDIATA TUTTI I GIORNI, 24 ORE SU 24: QUI UN OPERATORE CONTROLLA E GOVERNA A DISTANZA L’INTERA RETE DI DISTRIBUZIONE E GLI IMPIANTI REMOTI NON PRESIDIATI.

LA CONTINUITÀ OPERATIVA

Romagna Acque fornisce un servizio essenziale e indispensabile alla vita quotidiana: l’acqua potabile a tutti i cittadini. È ben consapevole perciò di dover assicurare in qualsiasi condizione e circostanza la continuità operativa (business continuity).

La Società deve essere in grado di prevenire e impedire che si verifichi qualsiasi evento avverso che possa provocare un’interruzione al servizio. Alla luce di ciò, realizza da sempre una costante attività di mappatura e analisi dei rischi in cui l’azienda potrebbe incorrere, con particolare approfondimento sugli aspetti ambientali: il risk assessment ambientale.

Questa funzione permette di individuare i rischi effettivi, le minacce e i punti critici di tutti i processi interni e, conseguentemente, di definire le possibili misure di miglioramento e attuare le opportune azioni preventive su infrastrutture, risorse e organizzazione. Così facendo, si mira a minimizzare e mitigare tutti i rischi.

Dal 2014 la Società ha avviato un piano di studi sulla continuità operativa dei propri impianti, partendo dal potabilizzatore di Ravenna Bassette. Lo studio ha individuato una serie di interventi di tipo sia infrastrutturale che gestionale e organizzativo, divenuti oggetto dei programmi di miglioramento aziendale.

Nel 2015 si è proceduto con un nuovo studio relativo all’impianto di Ravenna Standiana, attuando una puntuale verifica di quanto valutato in fase progettuale e fornendo importanti indicazioni gestionali per l’entrata in funzione.

Negli anni a seguire si è dato corso agli studi relativi al sistema Ridracoli – Capaccio, alle fonti locali di Rimini e alle fonti locali di Forlì-Cesena. In quest’ultimo, sono state introdotte metodiche tipiche dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA). Questi studi vedono impegnati team misti (interni/esterni), con competenze specialistiche multidisciplinari; i risultati vanno ad alimentare l’aggiornamento dei piani gestionali (con i relativi effetti ambientali) e dei piani di emergenza.

Le esperienze maturate con questi studi hanno confermato come la valutazione sistematica del rischio sia un’attività fondamentale da compiere fin dalla fase progettuale: gli accorgimenti e le soluzioni atte a prevenire e gestire i problemi portano a risparmi assai significativi nell’esercizio.

È importante che la metodologia sia applicata in modo sistematico, comprendendo gli impianti esistenti, alla luce del mutare nel tempo degli scenari e delle tecnologie.

Nel corso del 2019 e del 2020 è stata completata la formazione del personale aziendale attraverso la partecipazione al “Corso di formazione nazionale per team leader per l’implementazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua (PSA) nella filiera idropotabile”.

La Società partecipa attivamente al team di coordinamento multidisciplinare per la gestione delle attività dei PSA, costituito dalla Regione Emilia-Romagna.

Nel corso del 2020:
• sono stati istituiti i gruppi di lavoro con il coinvolgimento del personale interno, di personale tecnico di Hera S.p.A., dell’AUSL, dei Comuni di riferimento e di tecnici di supporto esterno, per programmare e formalizzare a livello azienda- le le attività per il corretto sviluppo dei piani;
• è stato redatto con Hera uno specifico Protocollo d’intesa per lo sviluppo congiunto dei Piani di Sicurezza dell’Acqua relativi ai sistemi acquedottistici a servizio dell’area romagnola.”

Nel corso del 2021:
• sono stati completati 3 Piani di Sicurezza dell’Acqua ed inviati all’ISS per la necessaria approvazione;
• sono state avviate le redazioni di 7 Piani di Sicurezza dell’Acqua completandone la valutazione delle matrici di rischio.

Nel corso del 2022:
• sono stati completati 7 Piani di Sicurezza dell’Acqua ed inviati all’ISS per la necessaria approvazione;
• è stata avviata la redazione di 1 Piano di Sicurezza dell’Acqua, la cui zona di fornitura comprende il territorio comunale di Forlì – Forlimpopoli – Bertinoro e parte di Castrocaro Terme – Terra del Sole, completandone la valutazione delle matrici di rischio.