LE ATTIVITÀ DI RICERCA: L’IMPORTANZA PER ROMAGNA ACQUE

La ricerca è il motore del progresso e dello sviluppo del singolo e della società in generale.

Istruzione e formazione da un lato, ricerca e sviluppo dall’altro sono i fattori che permettono di guardare al futuro, alimentando la crescita.

La ricerca è quindi un investimento importante, dal punto di vista sia culturale che economico.

È infatti un lavoro impegnativo e faticoso, non solo in senso intellettuale, e non interessa solo gli addetti ai lavori ma rappresenta un fondamento della nostra società, anche a livello di quotidiana utilità.

CONTRIBUIRE ALLO SVILUPPO DELLA RICERCA VUOL DIRE GUARDARE AL FUTURO E PARTECIPARE ALLA SUA COSTRUZIONE CONCRETAMENTE.

Per questi motivi Romagna Acque ha finanziato dottorati di ricerca e ha siglato convenzioni con alcune prestigiose università italiane

I DOTTORATI DI RICERCA CON L’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA FINANZIATI DA ROMAGNA ACQUE

“Distribuzione di ciano batteri e delle loro tossine in invasi di acqua dolce dell’Emilia-Romagna e valutazione dell’efficacia dei trattamenti di potabilizzazione”. 

A partire dal secondo semestre del 2018 è stata portata avanti, con il prezioso contributo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna (Corso di Laurea Magistrale in Biologia marina, Campus di Ravenna) uno studio inerente le “Proliferazioni di cianobatteri in acque destinate ad uso umano”. Il progetto, che ha raccolto l’interesse anche di altri importanti gestori del Servizio Idrico Integrato all’interno del territorio nazionale, ha meritato un ulteriore approfondimento attraverso un dottorato di ricerca ad hoc in quanto la diffusione di queste alghe, legata anche ai fenomeni di riscaldamento globale, potrebbe seriamente compromettere la qualità delle acque destinate al consumo umano.

Durante il secondo anno di dottorato (2020/2021), le principali linee di ricerca investigate sono state le seguenti:

  1. validazione dell’impiego di sonde fluorimetriche per il monitoraggio rapido di alghe e cianobatteri;
  2. valutazione dell’efficacia di trattamenti tradizionali al cloro e innovativi al plasma per la rimozione di cianotossine;
  3. caratterizzazione molecolare di cianobatteri isolati dall’ambiente, con focus sul loro potenziale rischio tossicologico per le acque potabili ed eventuali sviluppi biotecnologici.

Alla validazione delle sonde fluorimetriche hanno partecipato, insieme a Romagna Acque, i laboratori HERATech, SMAT Torino, l’Acquedotto Pugliese, i laboratori Moldaenke – Schwenti- nental (Germania), la Fondazione Centro Ricerche Marine di Cesenatico e l’Università di Bologna – Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali.

È stata un’attività estremamente interessante, tanto da costituire la base per la stesura di un lavoro scientifico al momento proposto per la pubblicazione su una rivista internazionale. I risultati dello studio hanno confermato infatti che le sonde possono essere impiegate efficacemente per il monitoraggio dei cianobatteri, quali strumenti di supporto nella gestione delle fonti di approvvigionamento agli impianti di potabilizzazione.

La valutazione dell’efficacia di biossido di cloro (ClO2) e ipoclorito di sodio (NaClO) nella rimozione di cianotossine è stata condotta in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli, mentre quella con trattamenti al plasma non termico con l’Università di Padova.

Il biossido di cloro ClO2, specialmente alle dosi di 2.0 mg L-1, ha comportato una significativa riduzione delle tossine, probabilmente per il maggiore effetto ossidante. Anche i principali risultati ottenuti finora con il plasma sembrano promettenti per quanto concerne l’inattivazione delle cellule di cianobatteri e andranno integrati con l’analisi delle cianotossine residue per poter stabilire la reale efficacia di questi trattamenti innovativi nella loro rimozione.

Infine la caratterizzazione molecolare di cianobatteri è stata avviata in collaborazione con l’Università di Helsinki (Finlandia). Lo studio è ancora in corso e si prefigge di riuscire a caratterizzare la molecola tossica prodotta dal cianobatterio cf. Pseudanabaena sp. isolato nel riminese.

Bisfenolo A (BPA) nelle acque destinate al consumo umano: valutazione dell’efficacia di rimozione ed eventuali rischi per la salute umana

Da qualche anno a questa parte, si è stabilita tra Romagna Acque e il Laboratorio di Fisiologia Animale e Ambientale del Dipartimento BiGeA (Università di Bologna, UOS del Campus di Ravenna) una collaborazione di ricerca relativa ad alcuni settori che interessano la salvaguardia ambientale.

In particolare, la collaborazione riguarda lo studio di contaminanti emergenti, sostanze ad oggi non soggette a normative ambientali, nelle acque destinate al consumo umano. In considerazione del crescente interesse nazionale e internazionale per gli interferenti endocrini, la Società si è impegnata a promuovere la ricerca scientifica per la valutazione della qualità dell’acqua attraverso un dottorato di ricerca in Scienze della Terra, della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Bologna, con uno studio incentrato sul bisfenolo A (BPA) nelle acque destinate al consumo umano.

Il BPA, uno dei principali additivi delle plastiche, è al centro del dibattito scientifico da diversi anni, poiché da un lato i laboratori scientifici ne indicano l’ampia diffusione e gli effetti avversi per la salute, d’altra parte l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ritiene sufficienti i dati epidemiologici ad oggi disponibili per esprimersi circa la tossicità di tale sostanza in maniera autoritaria.

Oltre al BPA, in linea con le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), lo studio valuterà anche le concentrazioni di nonilfenolo ed estradiolo nelle acque che vengono trattate dagli impianti di potabilizzazione della Società (Bassette, Standiana e Capaccio).

Il progetto di dottorato, per valutare le concentrazioni dei composti in esame, le variazioni stagionali e le eventuali variazioni di concentrazione lungo il percorso di trattamento, prevede:

1. due campagne di campionamento (luglio e settembre) delle acque in ingresso e in uscita dai potabilizzatori di Bassette (Ravenna) e di Capaccio (Forlì);
2. quattro campagne di campionamento (gennaio, febbraio, luglio e settembre) per le acque in ingresso, uscita e in alcuni punti intermedi all’interno del potabilizzatore della Standiana (Ravenna).

Il lavoro si sviluppa attraverso due principali filoni analitici:

analisi chimiche, attraverso l’uso di tecniche analitiche specifiche e sensibili, come la cromatografia liquida accoppiata alla spettrometria di massa tandem (LC-MS/MS) allo scopo di valutare la presenza delle sostanze in esame, rilevando altresì la capacità di abbattimento da parte degli impianti di potabilizzazione;

analisi biologiche mirate ad accertare la potenziale estrogenicità e/o genotossicità dell’acqua in uscita dai tre potabilizzatori, tramite il test di estrogenicità E-screen e il test di mutagenicità dei micronuclei.

Nel complesso, dai dati rilevati nel 2021, i livelli di contaminazione evidenziati sono risultati sostanzialmente in linea con il range di valori riscontrati a livello del territorio italiano e europeo; i contaminanti analizzati sono stati rilevati sempre in concentrazioni inferiori ai limiti di soglia (ove stabiliti) e agli standard di qualità ambientale.

Per quanto riguarda le acque in uscita dai potabilizzatori, si è osservata in generale una buona capacità di abbattimento delle sostanze riscontrate in entrata e non è stata evidenziata alcuna criticità correlabile alla qualità dell’acqua erogata.

Non sempre, però, i comuni procedimenti di potabilizzazione, quali filtrazione, flocculazione e disinfezione, rappresentano una barriera efficace per gli inquinanti emergenti. Considerando anche che per molte sostanze i livelli di soglia non sono stati ad oggi definiti, le azioni di monitoraggio preventivo rappresentano un valido approccio per valutare e garantire la qualità delle acque destinate al consumo umano. A seguito della recente preoccupazione per la salute umana a causa della possibile esposizione ad interferenti endocrini attraverso le acque potabili, sono attese più stringenti normative. In loro assenza, è lungimirante l’azione di Romagna Acque, volta a conoscere le caratteristiche dell’acqua trattata e la capacità depurativa dei propri impianti.

LE CONVENZIONI SOTTOSCRITTE CON UNIVERSITÀ, FONDAZIONI E ISTITUTI SCIENTIFICI

IL RUOLO DI CHI, COME ROMAGNA ACQUE, HA IL COMPITO DI PRODURRE RISORSA POTABILE, È DELICATO E STRATEGICO.

Un’efficace gestione preventiva richiede una diffusa consapevolezza delle problematiche e dei processi di condivisione per la definizione delle possibili soluzioni, che necessitano in ogni caso di tempi lunghi.

Tutto ciò apre prospettive nuove anche per ciò che riguarda possibili future opportunità. In tale contesto, la Società ritiene fondamentale essere sempre in prima linea sia per quanto riguarda gli investimenti necessari all’adeguata gestione della risorsa, sia per quanto riguarda le innovazioni, la ricerca, la conoscenza delle soluzioni teoriche e pratiche emerse dal dibattito accademico e scientifico, giungendo in certi casi all’importante ambizione di proporre soluzioni d’avanguardia utili al proprio territorio.

IL TERRITORIO E L’AMBIENTE SONO SEMPRE AL CENTRO DELL’OPERATO DELLA SOCIETÀ, SECONDO UN SOTTILE EQUILIBRIO MARCATO DALLA CAPACITÀ DI PORTARVI RICADUTA ECONOMICA E OCCUPAZIONALE E DALLA VALORIZZAZIONE DEL SUO IMPORTANTE CAPITALE NATURALE.

In questo contesto si sviluppano ogni anno importanti collaborazioni con università, fondazioni e istituti scientifici per attività di ricerca finalizzate a garantire un efficace e attento processo di controllo sia sulla risorsa sia sull’ambiente.

Fondazione Centro Ricerche Marine di Cesenatico

Il monitoraggio dei laghi viene storicamente effettuato utilizzando indicatori fisici (profili di temperatura, pH, conducibilità) e chimici (concentrazione di ossigeno disciolto e delle principali sostanze inquinanti).

In particolare, i parametri che consentono di definire lo stato trofico, cioè il livello di trofia (quantità di nutrienti presenti) dell’ecosistema, sono l’azoto e il fosforo.

La principale causa della diminuzione del grado di qualità delle acque lacustri è infatti legata alla eutrofizzazione, cioè alla presenza di eccessive quantità di nutrienti che possono dar luogo a fioriture algali abnormi con conseguenze negative per l’intero ecosistema.

Per il controllo periodico del grado di eutrofizzazione di un lago si possono effettuare analisi della quantità di clorofilla nelle acque.

IL CONTROLLO DELLO STATO TROFICO È INDISPENSABILE PER VALUTARE LO STATO DI SALUTE DELL’INVASO DI RIDRACOLI IN MODO CORRETTO.

La salvaguardia di questo invaso, in particolare, è importante perché da esso dipende buona parte della riserva idropotabile della Romagna.

IL REPORT 2021 SULLO STATO TROFICO DELL’INVASO DI RIDRACOLI CONFERMA IL BUONO STATO DI SALUTE DELLE ACQUE, CLASSIFICANDOLE COME OLIGOTROFICHE.

Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST)

Nel corso del 2018 è stato firmato un protocollo d’intesa fra Romagna Acque e l’IRST (Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori) per dare vita a uno studio denominato “IDRA – Incidence of cancer Disease in Romagna Related to Aqua”: una ricerca sulla correlazione fra le risorse idropotabili e la pubblica sanità, con particolare interesse agli impatti di tipo oncologico.

Lo studio, che si è dato un orizzonte temporale di tre anni, si pone l’obiettivo di valutare l’associazione tra la frequenza di malattie tumorali e la tipologia di acqua per uso umano presente in Romagna.

Si tratta di uno studio di correlazione ecologica che, in una prima fase, ha valutato il grado di associazione tra la distribuzione geografica a livello comunale (quindi su dati aggregati e non individuali) della frequenza di tumori dell’apparato gastrointestinale (stomaco, colon-retto, fegato) e della vescica e la concentrazione media di nitrati, come risulta dai controlli sulla qualità dell’acqua alle fonti di erogazione di Romagna Acque.

L’ipotesi che l’esposizione ai nitrati sia un fattore di rischio per il cancro dell’apparato gastrointestinale è plausibile ed è confermata da dati sperimentali. L’evidenza epidemiologica di questa associazione, tuttavia, è ancora molto debole per via della concomitante presenza di tali sostanze anche negli insaccati.

La frequenza dei tumori gastrointestinali e della vescica in Romagna è stata analizzata utilizzando i dati di incidenza tumorale del Registro Tumori della Romagna (RTRo) nel periodo 1995- 2014.

Sono stati calcolati i rapporti standardizzati di incidenza per le sedi di neoplasia in studio. Questa analisi ha confermato la nota variabilità geografica sul territorio romagnolo del tumore dello stomaco. A seguito dei dati analitici forniti dai laboratori di Hera e di Romagna Acque, grazie agli shape files degli acquedotti romagnoli e ai dati relativi ai volumi per gli anni 2009-2014, è stato possibile calcolare il valore medio pesato per volume del parametro in studio per ciascun comune.

Tecnopolo dell’Università di Rimini

A fine 2019 è stato avviato un nuovo rapporto con il Tecnopolo dell’Università di Rimini. L’obiettivo consiste nell’applicare la metodologia LCA – Life Cycle Assessment (Valutazione del Ciclo di Vita), in grado di analizzare gli impatti ambientali diretti ed indiretti, sulla base di diversi indicatori e categorie d’impatto.

L’applicazione di questa metodologia avrà varie finalità. In particolare, servirà a valutare le prestazioni ambientali ed energetiche nell’intero ciclo di vita relativamente al servizio idrico fornito nell’attuale scenario produttivo e potrà indirizzare le scelte strategiche aziendali nell’ottica di mantenere gli elevati standard attuali nell’erogazione del servizio, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e dell’energia grazie all’integrazione della variabile ambientale nel processo decisionale.

I RAPPORTI CON UTILITALIA

Utilitalia, la Federazione che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas, è da sempre impegnata nella promozione di buone pratiche, crescita infrastrutturale, innovazione, ricerca e sviluppo sostenibile, tenendo in considerazione i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Da qui, le politiche e le scelte messe in campo per la sostenibilità economica, sociale e ambientale, come per esempio l’impegno verso la decarbonizzazione, la mitigazione delle emissioni climalteranti, le iniziative di adattamento, il contrasto alla povertà e le azioni di inclusione sociale, il contributo allo sviluppo dell’economia circolare, la lotta agli sprechi e la salvaguardia delle risorse idriche.

Tra le associate alla Federazione vi è anche Romagna Acque.

LA SOCIETÁ OFFRE DA SEMPRE IL PROPRIO CONTRIBUTO ALLE MISURAZIONI DELLE PERFORMANCE PERIODICAMENTE SVOLTE DA UTILITALIA.

Partecipa così attivamente al lavoro della Federazione che mira a promuovere sempre di più la rendicontazione non finanziaria all’interno del suo sistema associativo, con l’obiettivo di offrire un quadro della responsabilità economica, ambientale e sociale del comparto e misurare il valore aggiunto prodotto.

Nell’ambito delle attività di accountability promosse dalla Federazione, nel 2021 Romagna Acque ha partecipato volontariamente all’applicazione sperimentale del metodo di misurazione della circolarità (UNI/TS 11820).

Questo metodo di misurazione rappresenta una delle iniziative della Commissione UNI/ CT 057 Economia Circolare dell’Ente Italiano di Normazione (UNI), riguardanti la normazione nel campo dell’economia circolare per lo sviluppo di requisiti, quadri di riferimento, linee guida e strumenti di supporto relativi all’implementazione di progetti di economia circolare.

La Commissione Economia Circolare, nel corso del 2021, ha avviato l’elaborazione di due norme nazionali: la prima sulla “Misurazione della circolarità – Metodi ed indicatori per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni” (UNI1608856) e la seconda dedicata alle “Analisi di buone pratiche italiane di economia circolare per la valutazione del loro funzionamento e delle prestazioni e per favorirne la replicabilità” (UNI1608977).

Queste norme UNI non rappresentano un vincolo legislativo, ma sono percorsi volontari che supportano le imprese nell’individuare le migliori soluzioni per realizzare un prodotto, condurre un processo o svolgere un servizio e, negli intenti di UNI, colmeranno il vuoto normativo presente in Italia nell’ambito dell’economia circolare, oltre a sistematizzare le buone pratiche di circolarità italiane, ottenute attraverso un processo di verifica e comparazione dei casi esistenti per fornire indicazioni e linee di indirizzo su ambiti specifici.

IL RAPPORTO CON LE COMUNITÀ LOCALI

ROMAGNA ACQUE È CONSAPEVOLE DELL’INFLUENZA CHE LA SUA ATTIVITÀ ESERCITA SULLO SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE E SULLA DIFFUSIONE E DISTRIBUZIONE DEL BENESSERE NELLE COMUNITÀ IN CUI OPERA

Ha sempre cercato quindi di sostenere il miglioramento dei territori in cui sono dislocati gli impianti di derivazione, trattamento e stoccaggio delle risorse idriche, collaborando con le istituzioni e le associazioni locali, ridistribuendo così alle comunità in cui opera una parte del valore aggiunto.

Questo rapporto virtuoso è nato e si è consolidato inizialmente soprattutto nelle aree prossime alla Diga di Ridracoli. Qui la Società si è attivata in molti modi  per valorizzare il territorio, a partire dall’istituzione del “Fondo Ristoro Fattori Ambientali”, nel 1988, con il quale la Società (allora ancora Consorzio) destinava una parte delle entrate derivanti dalla vendita di acqua a interventi di valorizzazione e sviluppo sostenibile delle aree interessate (i comuni montani di Santa Sofia, Premilcuore e Bagno di Romagna).

Tale accantonamento era sin dall’origine indirizzato allo sviluppo di iniziative e programmi di valorizzazione ambientale, crescita culturale ed equilibrato sviluppo economico e sociale, finalizzati a

• ripristino, bonifica, sistemazione ambientale e a verde in aree limitrofe alle opere di captazione e stoccaggio dell’Acquedotto della Romagna, salvaguardia e rinaturazione dei corsi d’acqua interessati dai prelievi idrici per l’acquedotto;
• risanamento, ammodernamento e/o completamento degli afferenti i sistemi acquedottistici, fognari e depurativi di interesse locale;
• tutela e miglioramento della viabilità, in particolare di quella interessata dal passaggio dei mezzi di servizio della Società stessa per l’attività manutentiva, ispettiva e di controllo degli impianti;
• adesione a iniziative e programmi di valorizzazione ambientale, crescita culturale ed equilibrato sviluppo economico e sociale, per evitare la marginalizzazione e lo spopolamento delle aree interessate e contribuire ad abbattere negli anni recenti il digital divide.

L’importanza della funzione di questo fondo trova indirettamente conferma in numerosi provvedimenti del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare1 e delle autorità preposte alla definizione della tariffa dell’acqua, secondo cui – pur non trovando ancora una concreta applicazione nella prassi – sarebbe opportuno inserire in tariffa una quota da destinare ai pagamenti ecosistemici.

CON L’INTRODUZIONE DEI PAGAMENTI ECOSISTEMICI, LA QUANTIFICAZIONE DELLA TARIFFA DELL’ACQUA SI BASA SUL PRINCIPIO DEL “CHI INQUINA PAGA, MA ANCHE DEL CHI UTILIZZA PAGA”.

Si intende quindi l’applicazione di un’adeguata politica dei prezzi che tenga conto della copertura dei costi sia di fornitura della risorsa, sia di mantenimento dell’ambiente da cui è prelevata, c.d. costo ambientale2.

In questo modo, si avrebbero congiuntamente una maggiore sostenibilità ambientale, economica e sociale e un utilizzo più efficiente della risorsa, con contestuale riduzione della pressione sulla natura.

Con l’applicazione del “pagamento ecosistemico ante-litteram”, Romagna Acque ha anticipato le disposizioni normative attualmente in discussione per pervenire a una copertura dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e incentivare così la sostenibilità della propria attività.

La Società, inoltre, ha cercato modi e collaborazioni per valorizzare sempre di più il potenziale di turismo ambientale dell’area della Diga di Ridracoli, divenuta nel tempo sempre più attrattiva e visitata da turisti di ogni generazione e provenienza, a cominciare dalle scuole.

Lo stesso tipo di rapporto con i territori di pertinenza si sta sviluppando, in anni recenti, anche nelle altre aree della Romagna dove sono presenti gli altri principali impianti di produzione, coinvolgendo le scuole in visite nelle strutture, promuovendo o aderendo a iniziative varie, pensando a una futura funzione didattica anche per poli come la Diga del Conca e l’impianto di potabilizzazione della Standiana a Ravenna.

1 Decreto 152/2006, Decreto 39/2015.
2 Per costo ambientale si intende qualsiasi spesa generata da interventi di ripristino, contenimento o riduzione di danni all’ambiente, all’ecosistema e ad altri utilizzatori, derivanti dall’utilizzo della risorsa.