LE FONTI IDRICHE E GLI IMPIANTI DI POTABILIZZAZIONE

L’attività di produzione di acqua potabile da parte di Romagna Acque si sviluppa attraverso fonti di vario genere (di superficie e di falda) e di differente dimensione, dislocate in tutte le province del territorio.

Sia dal punto di vista storico che in termini di apporto, la fonte di gran lunga più importante è la Diga di Ridracoli, realizzata a partire dagli anni Settanta a sud dell’abitato omonimo, nell’alta valle del Bidente. A questa fonte, che tuttora produce in media la metà del fabbisogno idropotabile del territorio, se ne aggiungono numerose altre, tutte di proprietà e nella gestione di Romagna Acque.

Nello specifico si tratta di diverse tipologie di fonti: prevalentemente acque di falda nel riminese, principalmente acqua di superficie nel ravennate, entrambe nel territorio forlivese e cesenate.

Ogni tipologia di acqua presenta differenti caratteristiche organolettiche e viene trattata negli impianti dislocati in vari punti del territorio romagnolo.

L’invaso di Ridracoli

LA DIGA DI RIDRACOLI È L’OPERA PIÙ RILEVANTE DELL’INTERA RETE DELL’ACQUEDOTTO DELLA ROMAGNA.

Sorge all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e, lungo il corso del fiume Bidente, nell’alto Appennino tosco-romagnolo: un’area scelta per le sue caratteristiche favorevoli alla formazione di un bacino artificiale.

Si tratta di un’opera d’ingegneria all’avanguardia i cui lavori iniziarono nel 1975, dopo 13 anni di studi, e furono completati nel 1982.

L’INVASO HA UNA CAPACITÀ DI 33 MLN DI M3 DI RISORSA IDRICA.

È localizzato a circa 10 km a monte dell’abitato di Santa Sofia e a circa 50 km a sud di Forlì. Il lago è a quota 557 m e si estende nelle vallate dei torrenti e degli affluenti minori.

La superficie supera di poco il chilometro quadrato (1,035 km2) e il suo bacino imbrifero naturale è di circa 37 km2, mentre quello indiretto ha un’estensione complessiva di circa 52 km2.

Gli effetti della Diga sul territorio

La realizzazione della Diga di Ridracoli ha contribuito a conseguire numerosi effetti positivi sul territorio, che si sono registrati negli anni successivi e che tuttora permangono.

Va sottolineato il cosiddetto effetto laminazione: il bacino di Ridracoli regola buona parte delle acque che si concentrano nel territorio, contribuendo a limitare quei fenomeni negativi come smottamenti, frane e alluvioni che in altre parti d’Italia si verificano sempre più spesso in conseguenza di abbondanti precipitazioni. In particolare, se la Diga non è al colmo, l’invaso svolge l’importante funzione di serbatoio di laminazione e di contenimento delle piene, prevenendo che si verifichino fenomeni alluvionali a valle in corrispondenza di eventi piovosi di rilevante intensità.

Per il controllo dell’interrimento dell’invaso, a cadenze di 3/5 anni, sono stati eseguiti dei rilievi batimetrici per rilevare il fondale e sviluppare il volume complessivo. I risultati ottenuti hanno dimostrato che, rispetto ai dati di progetto, i valori sono tendenzialmente più bassi, a conferma del buon risultato degli interventi di difesa effettuati a partire dagli anni ’80 a monte dell’invaso e delle opere di captazione della “galleria di gronda”

L’accresciuta sensibilità verso la conservazione dell’ecosistema fluviale ha sollecitato la definizione e l’applicazione del concetto di “deflusso minimo vitale”. In tal senso la Società, già da tempo – in sintonia con i dettami del D. Lgs. 152/2006 e delle indicazioni europee sulla sostenibilità ambientale – ha deciso autonomamente di intraprendere una politica di tutela della portata naturale dei corsi d’acqua, aumentando l’entità dei rilasci in alveo rispetto ai minimi previsti dalle concessioni e sospendendo i prelievi dai bacini indiretti nel corso del critico periodo estivo, a meno del verificarsi di piene particolarmente elevate. Va inoltre sottolineato che, a distanza di oltre un trentennio dalla costruzione della Diga, nel tratto di corso fluviale immediatamente a valle dello sbarramento non sono stati riscontrati fenomeni erosivi di rilievo, anche se una valutazione puntuale dell’incidenza della Diga su tale effetto è difficilmente effettuabile

Gli effetti benefici della presenza della Diga si espandono anche a territori più lontani. La riduzione dei prelievi dalle acque del sottosuolo, ad esempio, ha permesso una significativa riduzione della subsidenza nel litorale.

Fondamentali, infine, sono stati gli effetti della Diga – soprattutto per le comunità della valle del Bidente – in ambito economico, sociale, turistico. L’argomento è approfondito nel capitolo dedicato alla “Capitale umano, sociale e relazionale”.

Monitoraggio dei rischi per la sicurezza dei territori e delle popolazioni a valle

La rigorosa gestione e l’attento controllo dello sbarramento di Ridracoli consentono di garantire la sicurezza dei territori e delle popolazioni a valle.

La metodologia adottata si basa fondamentalmente sull’installazione di diversi sistemi di monitoraggio (971 punti di misura), sia ad acquisizione manuale che automatica (sistemi idrologici-idraulici, statici e dinamici per gli aspetti strutturali), e sull’uso di procedure di analisi in tempo reale per valutare il comportamento strutturale rispetto a modelli teorici di riferimento.

Nel sito internet della Società sono disponibili informazioni, aggiornate in tempo reale, relative alle condizioni di esercizio e sicurezza della Diga; i risultati delle attività di sorveglianza vengono inoltre resi disponibili alla popolazione residente a valle dello sbarramento mediante stazioni video installate presso le sedi municipali.

L’impianto di potabilizzazione di Capaccio

L’acqua di Ridracoli alimenta l’impianto di potabilizzazione di Capaccio che si trova nei pressi di Santa Sofia, dove sono stati anche realizzati una centrale idroelettrica gestita da Enel Green Power S.p.A. e l’unità centrale del sistema di telecomando e telecontrollo dell’intero acquedotto.

L’impianto di Capaccio ha una produzione massima di circa 220.000 m3 di acqua al giorno.

È situato immediatamente a valle della centrale idroelettrica di Isola, così da poter sfruttare il salto altimetrico presente per produrre energia. Il processo di potabilizzazione attuato nell’impianto si articola in varie fasi (ossidazione e regolazione della portata; condizionamento chimico; chiariflocculazione; filtrazione; disinfezione; accumulo finale; trattamento fanghi)

Altre fonti e impianti di potabilizzazione

Oltre a Ridracoli, nella provincia di Forlì-Cesena sono presenti altre fonti, sia di natura sotterranea (ovvero di falda) sia di superficie.

Il ciclo di produzione di acqua potabile nel territorio ravennate prevede principalmente il prelievo di acqua grezza da fonti superficiali, integrate quando necessario dal CER (Canale Emiliano-Romagnolo).

L’impianto di potabilizzazione di RAVENNA BASSETTE

L’ACQUA PRELEVATA DAI FIUMI RENO E LAMONE VIENE TRASPORTATA FINO AL NIP (NUOVO IMPIANTO DI POTABILIZZAZIONE) ATTRAVERSO UNA CANALETTA.

Qui l’acqua viene potabilizzata e successivamente consegnata al gestore del servizio idrico (Hera S.p.A.) per la distribuzione agli utenti finali.

L’impianto, realizzato alla fine degli anni ’60 in zona Bassette per contribuire a rimediare alla cronica carenza di acqua potabile che da sempre ha caratterizzato la provincia di Ravenna, è ubicato su un’area di circa 72.000 m2 ed è strutturato per un trattamento fisico-chimico spinto che prevede l’affinazione e la disinfezione.

HA UNA POTENZIALITÀ DI PRODUZIONE ISTANTANEA DI 1.100 L/S PER UN TOTALE DI CIRCA 78.000 M3 DI ACQUA AL GIORNO.

L’impianto di potabilizzazione di RAVENNA STANDIANA

È IL CUORE DI UN ARTICOLATO INTERVENTODI SISTEMA” PER L’INTERA AREA ROMAGNOLA.

Inaugurato nel 2015, insieme a circa 40 km di condotte di interconnessione ad esso collegate, il potabilizzatore della Standiana rende infatti disponibile alla Romagna una rilevante quantità di risorsa, superiore del 30% rispetto al potenziale fabbisogno. Romagna Acque riesce così a diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento riducendo il prelievo attuale da falda di oltre il 50% e una parte consistente del territorio ha a disposizione risorsa sufficiente e di qualità anche in caso di situazioni siccitose.

L’impianto è alimentato con acqua del Po proveniente da una derivazione del Canale Emiliano-Romagnolo ed è interconnesso alla rete del lughese, al potabilizzatore Standiana di Ravenna e alla dorsale adriatica dell’Acquedotto della Romagna; le principali aree servite sono la Bassa Romagna, il territorio ravennate e la riviera adriatica, da Cervia a Cesenatico e anche oltre.

L’IMPIANTO È REALIZZATO SECONDO LE PIÙ MODERNE TECNOLOGIE DI ULTRAFILTRAZIONE2. QUESTE TECNOLOGIE DETERMINANO OTTIME CARATTERISTICHE IDRICHE COME È POSSIBILE VERIFICARE NEL PARAGRAFO DEDICATO ALLA QUALITÀ DELL’ACQUA.

2 Per ultrafiltrazione si intende la filtrazione dell’acqua attraverso membrane con porosità esterna così piccola (0,04 micron) da trattenere, oltre a tutti i solidi sospesi, anche la carica batterica e spore di organismi potenzialmente patogeni. Segue poi un passaggio finale di filtrazione su carboni attivi che consente di trattenere le ultime sostanze rimaste in soluzione nell’acqua.

La zona del riminese è caratterizzata storicamente dalla fruizione di acqua di falda, estratta attraverso numerosi pozzi dislocati nel territorio provinciale

LE DUE PRINCIPALI FONTI, COLLEGATE ALLE FALDE STESSE, SONO LA CONOIDE DEL MARECCHIA E QUELLA DEL CONCA.

Su quest’ultimo corso d ’acqua, a pochi chilometri nell’entroterra, è presente la Diga del Conca, la cui produzione è limitata al periodo estivo con valori di circa 8.000 m3 giornalieri.

Negli impianti vengono effettuati i seguenti trattamenti: denitrificazione, deferromanganizzazione, chiariflocculazione, disinfezione, filtrazione, trattamento fanghi.