LA MAPPATURA DEI SITI UBICATI IN AREE PROTETTE O AD ELEVATA BIODIVERSITÀ
Oltre il 50% dell’acqua distribuita da Romagna Acque proviene da fonti ubicate in aree protette.
Le aree protette interessate dall’attività di Romagna Acque sono le seguenti.
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna e della Riserva Integrale di Sasso Fratino, dal 2017 patrimonio mondiale dell’UNESCO.
Si trova al confine tra Emilia-Romagna e Toscana e interessa i comuni di Bagno di Romagna, Santa Sofia, Premilcuore, Portico-San Benedetto e Tredozio (FC); Chiusi della Verna, Bibbiena, Poppi, Pratovecchio Stia (AR); Londa e San Godenzo (FI). Al suo interno si trova parte del bacino di Ridracoli.
Parco del Delta del Po Emilia-Romagna
Si trova in prossimità della foce del fiume Po al confine tra le province di Ravenna e Ferrara e interessa i comuni di Alfonsine, Argenta, Cervia, Codigoro, Comacchio, Goro, Mesola, Ostellato, Ravenna. Al suo interno si trova il sistema di canali di derivazione dell’acqua dal fiume Lamone di proprietà del Comune di Ravenna e, in parte, in concessione d’uso a Romagna Acque.
La garanzia di ottima qualità della risorsa fornita al cittadino è fortemente condizionata dalle caratteristiche chimico-fisiche iniziali dell’acqua grezza ai punti di raccolta e dipende perciò anche dalla qualità ambientale dei territori da cui l’acqua viene prelevata.
Già a partire dal 2012 la Società ha intrapreso un’importante attività di mappatura degli impianti ricadenti in aree protette e nei siti appartenenti alla Rete Natura 2000 e, nel rispetto delle regole previste per queste aree, ha definito un’apposita procedura relativa alle modalità operative da osservare all’interno delle zone coinvolte.
Si tratta di linee di condotta che partono da lontano, di strumenti interni adottati per controllare la correttezza dei comportamenti, di risorse, anche economiche, dedicate al mantenimento della qualità ambientale delle aree in questione.
Una serie di “costi ambientali” che la Società ha sostenuto ante litteram, anticipando il dibattito in ambito normativo e tariffario che solo più di recente si è avvicinato a queste tematiche, attraverso l’individuazione di idonei strumenti per il riconoscimento del valore e dell’importanza dei servizi resi dagli ecosistemi naturali (c.d. “pagamenti ecosistemici”).
Per questo, non è stato necessario attuare azioni e strategie in merito. L’attività di potabilizzazione, infatti, intesa come captazione e trattamento della risorsa idrica, non genera impatti negativi significativi sugli ecosistemi nel territorio romagnolo.
La Società privilegia le fonti di superficie al fine di preservare le falde acquifere e, per la salvaguardia dell’habitat, in tutti i territori coinvolti dal prelievo di acqua di superficie presta particolare attenzione al rispetto del deflusso minimo vitale di acqua nei corsi dai quali viene prelevata la risorsa, rilasciando talvolta anche quantitativi superiori rispetto a quelli imposti dalle normative di concessione.